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Banca d’Italia: finanza e innovazione


Nelle Considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco spazio anche al tema dell’innovazione nel settore bancario e finanziario.

Un’ampia parte delle Considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco sono state dedicate alla congiuntura economica e all’impatto della guerra in Ucraina, ai rischi per lo scenario internazionale oltre il breve termine nonché ai nodi, tendenze e sfide per l’economia italiana.

Tuttavia non sono mancati i riferimenti al tema dell’innovazione nel settore bancario e finanziario.

Il Governatore ha evidenziato in relazione allo stato delle banche italiane come “la redditività, pur tornata ai livelli prevalenti prima della crisi pandemica, è però ancora bassa, anche nel confronto internazionale. Lo scorso anno il rendimento del capitale e delle riserve dei gruppi italiani significativi al netto delle componenti straordinarie è stato del 5,4 per cento, oltre 1,5 punti percentuali più basso di quello del complesso degli altri intermediari significativi. La redditività media delle banche italiane meno significative con operatività tradizionale è di un punto percentuale inferiore a quella degli istituti di maggiore dimensione. Non devono quindi venir meno l’azione volta ad accrescere i livelli di efficienza e l’impegno a rivedere i modelli di attività.” Tuttavia su due indicatori chiave come il capitale di migliore qualità e le attività ponderate per il rischio (CET1 ratio) e l’incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei prestiti, nella relazione viene evidenziato che le banche italiane “sono sostanzialmente in linea con quelli medi degli altri intermediari vigilati direttamente dalla BCE”.

In relazione al conflitto in Ucraina e al sorgere nuovi rischi, Visco sottolinea come “il deterioramento della situazione congiunturale potrebbe avere conseguenze di rilievo per le banche più orientate all’attività di intermediazione creditizia, in particolare per alcune, tra quelle medio-piccole, su cui già pesano difficoltà nell’azione di contenimento dei costi e che faticano a beneficiare di economie di scala, diversificare le fonti di ricavo, reperire i capitali necessari per l’investimento in nuove tecnologie.” Di qui l’invito a questi intermediari “a dotarsi di un governo societario in grado di formulare e attuare piani strategici credibili e coerenti con le sfide poste dal contesto di mercato”.

Più specificatamente sul fronte dell’innovazione tecnologica Visco ricorda come “la crisi pandemica ha dato un forte impulso alla digitalizzazione di tutti i comparti dell’industria finanziaria. Nell’intermediazione creditizia le nuove tecnologie coinvolgono ormai ogni fase del processo di erogazione dei prestiti. Nei pagamenti al dettaglio è aumentata la preferenza dei consumatori per l’utilizzo delle carte rispetto al contante negli acquisti presso i punti fisici di vendita, soprattutto se dotate di tecnologia contactless.” Tuttavia viene anche sottolineato che “la diffusione di prodotti, processi e canali distributivi innovativi richiede il rafforzamento dei presidi per la tutela della clientela e la corretta gestione dei dati personali”.

Nelle considerazioni finali trova spazio anche un riferimento esplicito al ricorso alle tecnologie dei registri distribuiti (distributed ledger technologies, DLT) e all’utilizzo di queste tecnologie per l’emissione e lo scambio di criptoattività, ricordando che a seconda delle loro caratteristiche, le stesse “possono quindi presentare diversi livelli di rischiosità, di cui la regolamentazione, nel disciplinarne la diffusione, deve tenere conto.” Di qui il legame rispetto alla proposta della Commissione europea di un regolamento sui relativi mercati (Markets in Crypto-Assets Regulation, MiCAR), che prevede sia regole comuni per l’emissione e l’offerta al pubblico di criptoattività sia requisiti per la prestazione di servizi a esse collegati, come l’acquisto, la custodia e la vendita.

Anche in relazione a tale fenomeno sopracitato Visco ricorda come “la Banca d’Italia contribuisce, nell’ambito dell’Eurosistema, al progetto per la possibile introduzione dell’euro digitale. Una valuta digitale della banca centrale rappresenterebbe un’ancora per la fiducia del pubblico nella moneta; fungerebbe da complemento al contante e ai mezzi di pagamento elettronici esistenti, nonché allo sviluppo privato di strumenti digitali affidabili. Affinché ciò sia possibile l’euro digitale dovrà soddisfare le aspettative degli utenti garantendo protezione dei dati personali, sicurezza e facilità di utilizzo, favorendo l’innovazione e accompagnando la trasformazione digitale dell’economia.”

Sempre sul contributo dell’innovazione il governatore evidenzia che i” sistemi di identificazione elettronica e i metodi avanzati di analisi dei dati contribuiscono a rafforzare la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. Permettono di verificare l’identità della clientela anche da remoto e di svolgere approfonditi controlli sui flussi finanziari.“   Allo stesso tempo nelle considerazioni finali viene segnalato come  “le società fintech, che spesso registrano una rapida espansione dell’operatività, talvolta faticano ad applicare correttamente le regole antiriciclaggio. Le difficoltà sono maggiori quando esse operano su più mercati, con normative di settore non ancora pienamente armonizzate.”

Infine non è mancato un richiamo ai rischi cyber “in un contesto sempre più interconnesso e digitalizzato, e a maggior ragione in presenza di tensioni internazionali” e ai rischi “derivanti dal ricorso a fornitori di servizi esterni, che possono minacciare la stabilità tanto dei singoli operatori quanto del sistema nel suo complesso. La necessità di garantire la sicurezza dei sistemi informativi richiede da un lato adeguati investimenti e attente scelte organizzative da parte degli organi di governo e controllo degli intermediari, dall’altro un’azione profonda di aggiornamento non solo degli strumenti di supervisione ma anche dello stesso quadro normativo.”

 

 

La redazione di FinancialInnovation.it