BigTech e Fintech: la sfida è un nuovo sistema finanziario - FinancialInnovation.it
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BigTech e Fintech: la sfida è un nuovo sistema finanziario


Che impatto avrà l’ingresso dei giganti tecnologici nel settore finanziario? Per molti manager dell'industria finanziaria il TechFin è una minaccia, ma non manca chi vede delle opportunità. Gli organi di vigilanza osservano l’evoluzione del mercato e i clienti hanno positive aspettative sull’offerta finanziaria dei GAFA.

I grandi colossi tecnologici come Google, Amazon, Facebook e Apple (i cosiddetti GAFA) e altri ancora hanno mostrato negli ultimi anni sempre più interesse verso il settore finanziario.

In alcune aree di business come i servizi di pagamento, facendo leva sulla  diffusione degli smartphone, lo sviluppo dei pagamenti contactless/QR Code e di tecnologie di sicurezza anche biometriche, sulla crescita dell'e-commerce hanno trovato un loro posizionamento strategico nella catena del valore e ora sono parte integrante dell’ecosistema, se non addirittura attori indispensabili che hanno eroso una parte dei margini alle tradizionali banche.

I pagamenti sono sicuramente il servizio finanziario dove le BigTech sembrano avere una strategia più “aggressiva” e che va a valorizzare il loro modello “platform”, l’effetto network e i Big Data.

In particolare nei Paesi asiatici e nei mercati emergenti, dove l’infrastruttura dei pagamenti era poco evoluta e diffusa, player tecnologici come Alibaba e Tencent hanno sostanzialmente colmato un “vuoto” del sistema finanziario basando il loro vantaggio competitivo su piattaforme multiservizio integrate, servizi finanziari a basso costo, tecnologia accessibile e UX semplice.

Alibaba ha basato il proprio successo su servizi di e-commerce come Taobao e Tmail e sulla diversificazione in settori a valore collegati. Nei servizi di pagamento opera attraverso la società ANT Financial che è proprietaria del marchio Alipay.

Tencent, invece, ha oltre 900 milioni di utenti sulle proprie piattaforme di mobile gaming, sul più diffuso social network cinese (QQ) e la più grande applicazione di instant messaging (WeChat). Su queste piattaforme, sono stati introdotti ed integrati wallet e pagamenti QRcode.

Tuttavia non solo nei Paesi asiatici ci sono stati casi di successo.

eBay ha ben sfruttato le sinergie tra e-commerce e pagamenti con Paypal, il quale è diventato un colosso nei servizi finanziari. Questo servizio rappresenta per molti utenti Internet il principale mezzo di pagamento elettronico "alternativo", evitando l’utilizzo diretto della carta di credito nelle transazioni online.

Amazon aveva già lanciato nel 2007 Amazon Pay e offre ai propri clienti l’opportunità di  pagare, utilizzando il proprio account, i venditori presenti sulla piattaforma e aderenti al servizio. Il leader dell’e-commerce ha inoltre lanciato negli USA la prima carta di credito con marchio Amazon, sviluppata in collaborazione con Jp Morgan Chase e Visa e più recentemente anche un sistema di rateizzazione dei pagamenti.

Anche Apple, dopo Apple Pay, ha proposto sul mercato americano la Apple Card, la prima carta di credito pensata dalla “Mela” in collaborazione con Goldman Sachs e MasterCard.

Recentemente anche Samsung ha lanciato, dopo Samsung Pay, la propria carta di pagamenti, al momento solo in Nord America, in partnership con MasterCard e la Fintech SoFi.

Da non dimenticare Facebook che con il progetto Libra, non senza difficoltà nell’aggregare partner, vuole proporre una propria criptovaluta come infrastruttura di un nuovo sistema finanziario globale. Nel frattempo Mark Zuckerberg ha annunciato che a breve WhatsApp Pay sarà rilasciato in diversi Paesi lanciando la sfida all’app cinese WeChat.

A questi casi si potrebbero aggiungere altri player tecnologici o Telco: in Africa Vodafone si è alleata a M-Pesa; in America Latina c’è la piattaforma di e-commerce Mercado Libre; Line e NTT Docomo in Giappone; Go-Jek e Grab nel sud-est asiatico; Orange in Francia.

Come evidenziato dalla BIS – Bank for International Settlements  finora il peso dei servizi finanziari rappresenta solo una piccola parte (circa l’11%) del business delle BigTech a livello globale, con un peso significativo proprio nell’area asiatica.

Al momento i GianTech si sono focalizzati su servizi finanziari “basici” e/o come canali di distribuzione. Ma non è da escludere che nei prossimi anni possano crescere ed espandersi in altri  servizi finanziari.

Nei servizi di investimento Alibaba ha creato Yu’e Bao, che nel 2018 ha raggiunto i 250 miliardi di fondi in gestione. Tencent invece ha Licaitong, una piattaforma di gestione patrimoniale.

Alcuni giganti tecnologici offrono anche prodotti assicurativi: le piattaforme vengono utilizzate principalmente come canale di distribuzione di prodotti di terze parti, incluse polizze auto, responsabilità civile ed assicurazione sanitaria. In UK Amazon ha offerto un prodotto assicurativo per gli acquisti online chiamato Amazon Protect.

Quella della salute, dell’assistenza sanitaria e delle relative polizze è forse uno dei mercati più interessanti per le BigTech. Google ha recentemente acquisito Fitbit e questo potrebbe rappresentare un passo significativo in questa direzione. In ogni caso già nel 2015 Google aveva provato ad entrare nel settore assicurativo con il comparatore “Google Compare”, poi chiuso.

L'altro business a cui le TechFin guardano con interesse è quello core delle banche commerciali: il credito, dove tuttavia ci sono temi rilevanti quali quelli regolamentari (licenza bancaria), il funding e la gestione del rischio.

Amazon Lending è un servizio che fornisce  in modo rapido (circa 24 ore) prestiti a breve termine (ma con tassi non bassissimi) alle piccole imprese presenti sulla piattaforma. Amazon ha anche lanciato il programma  Amazon Credit Builder, in partnership con la banca Synchrony Financial, per facilitare l'accesso al credito ai clienti delle fasce più basse o ai non bancarizzati.

Ant Financial eroga prestiti attraverso MyBank alle piccole imprese e ha Ant Credit Pay e Ant Cash Now nel credito al consumo. Tencent, attraverso WeBank, offre micro prestiti.

Tuttavia, come evidenzia la BIS, lo stock di credito offerto dalle BigTech è ancora limitato a livello globale (0,5%). La strategia di questi operatori in questo business sembra più orientata a trovare dei partner bancari.

L’Osservatorio sull' "Innovazione Finanziaria 2020” realizzato da AIFIn – The Financial Innovation Think Tank e MarketLab – Financial Marketing & Research evidenzia come il combinato effetto dei fenomeni dell’ingresso di new entrant da altri settori, ed in particolare delle BigTech, e del Fintech/Insurtech potrebbe avere, per oltre la maggioranza dei manager intervistati, un significativo impatto sul settore bancario, assicurativo e finanziario e per alcuni essere anche una delle più grandi minacce per l’industria.

“I modelli di business tradizionali delle istituzioni finanziarie “ - dichiarano gli analisti di MarketLab - “subiscono la forte pressione concorrenziale dei giganti della tecnologia: i clienti sono sempre più digitali e le modalità di fruizione dei servizi finanziari risultano, soprattutto per alcuni segmenti di utenti, spesso obsoleti. Le esperienze di acquisto e di servizio che i clienti vivono su Amazon, Netflix, ecc. non corrispondono a quelle offerte nel settore bancario, assicurativo e finanziario generando un gap in termini di soddisfazione e aspettative. Nell’offerta di servizi digitali finanziari c’è tuttavia un significativo tema regolamentare che non consente spesso alle istituzioni finanziarie  di offrire una CX semplice. Ci sono in ogni caso differenze significative tra gli operatori tradizionali, che evidenziano differenti approcci in termini di design digitale dei servizi”.

Ma quale potrebbe essere l’atteggiamento dei clienti, soprattutto italiani, nei confronti dell’ingresso delle BigTech nei servizi bancari, assicurativi e finanziari?

“Nelle nostre ricerche di mercato sulla clientela finale" - continuano gli esperti di MarketLab - " verifichiamo spesso l’interesse potenziale verso l’offerta di prodotti e servizi bancari, assicurativi e finanziari da parte delle BigTech. Rileviamo un significativo interesse dichiarato, anche se molto differenziato per tipologia di prodotto/servizio (pagamenti, assicurazioni, finanziamenti, investimenti)  tra i vari brand. In ogni caso Amazon risulta il player più attrattivo” .

“Le strategie di ingresso delle BigTech nei servizi finanziari possono essere molto diversificate. Un player come Amazon potrebbe essere nello stesso tempo un fornitore tecnologico (es. AWS), un partner distributivo su un prodotto/servizio e un concorrente su un altro, con differenze anche a livello geografico. È necessario ragionare sulle opzioni strategiche in termini competitivi e/o di coopetition” dichiara Sergio Spaccavento – CEO di MarketLab. “Nei nostri laboratori di innovazione e strategic design thinking utilizziamo spesso le BigTech come peers nelle analisi competitive e invitiamo le istituzioni finanziarie a elaborare strategie che possano integrare i punti di forza dei business model dei giganti tecnologici (es. Tecnologia, dati, network, ecc.) con quelli delle istituzioni finanziarie tradizionali. La sfida dunque è quella di disegnare strategicamente l’istituzione finanziaria leader del futuro come un modello di business ibrido”.

Cosa limita o può rallentare l’ingresso definitivo delle BigTech nel settore?

Per gli analisti di MarketLab, data l’ingente forza finanziaria e di capitale, questi operatori potrebbero tranquillamente comprare istituzioni finanziarie anche di grandi dimensioni e internazionali. Si tratta quindi di scelte, ma anche di opportunità strategica. Le principali barriere d’ingresso restano quelle regolamentari, vincoli concorrenziali/conflitto di interesse e forse anche l’attrattività di certi business in termini di redditività/assorbimento di capitale. Questo potrebbe spiegare forse la preferenza e l’interesse più verso una posizione di fornitori di tecnologia/servizi o un ruolo distributivo. Tuttavia uno dei temi fondamentali, sottolineano gli esperti di MarketLab, sarà quello dell’ownership del cliente e soprattutto dei relativi dati, in particolare in Europa in relazione alla PSD2 e all’open banking.

Se l’entrata delle grandi imprese tecnologiche nei servizi finanziari potrebbe rendere  più efficiente il sistema finanziario e ampliare l’inclusione finanziaria soprattutto nei paesi emergenti, come evidenzia la BIS, non mancano anche  i rischi.

Il ruolo delle BigTech nel settore finanziario solleva questioni che vanno oltre i rischi finanziari e che, per essere affrontate, richiedono il raggiungimento di un equilibrio tra stabilità finanziaria, concorrenza e protezione dei dati, afferma la BIS. Le autorità di regolamentazione devono garantire condizioni di parità concorrenziale, tenendo conto dell’ampia base di clienti e dei particolari modelli di business dei giganti tecnologici.

“Lo scopo dovrebbe essere quello di reagire in maniera adeguata all’entrata delle BigTech nel settore finanziario al fine di godere dei benefici associati e allo stesso tempo di limitare i rischi” afferma Hyun Song Shin, Consigliere economico e Capo della ricerca alla BIS.

La redazione di FinancialInnovation.it