Banca d’Italia: le banche italiane devono investire di più in innovazione
Le considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia sono, come di consueto, un importante momento di riflessione per la comunità economica e finanziaria
Dopo aver approfondito l’evoluzione del contesto internazionale e le difficoltà strutturali dell’economia italiana il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha delineato lo scenario del settore bancario e finanziario.
Le prospettive per il sistema bancario restano strettamente collegate ad una congiuntura sfavorevole a cui si aggiunge la percezione del "rischio paese".
Il Governatore ha in particolare evidenziato che sebbene il rafforzamento dei bilanci delle banche italiane sia proseguito nel 2018 "gli effetti della crisi non sono ancora pienamente riassorbiti e rallentano la reazione degli intermediari ai profondi cambiamenti nella struttura del mercato, nelle abitudini della clientela, nella regolamentazione finanziaria, nella tecnologia."
È quindi un monito all'azione e ad una maggiore proattività delle banche per recuperare redditività, che seppure in ripresa, resta bassa.
In particolare Banca d'Italia rileva come "l’incidenza dei costi operativi stenta a ridursi". Questo spiega anche il valore e l’andamento delle quotazioni di borsa delle istituzioni bancarie italiane.
Nelle Considerazioni Finali, inoltre, particolare attenzione è stata data al "digital banking".
"Nell’ultimo decennio la quota della clientela che accede via internet al proprio conto corrente è quasi raddoppiata" sottolinea il Governatore, mentre "il numero degli sportelli si è ridotto di circa un quarto."
"Il Fintech" aggiunge "sta rapidamente trasformando la struttura stessa dell’industria finanziaria. La gestione e l’analisi di insiemi di dati grandi e complessi (big data), l’uso delle tecniche di intelligenza artificiale e di apprendimento automatico (machine learning) e le potenzialità offerte dalle tecnologie dei “registri distribuiti” (distributed ledgers) modificano l’offerta di servizi; aprono il settore a nuovi concorrenti – tra cui, ma non solo, le cosiddette “Big Tech” – in grado di sfruttare rapidamente i vantaggi derivanti dalla loro operatività nel campo dell’economia e del commercio digitale."
Uno scenario, quindi, più competitivo per i modelli tradizionali di banca e che richiede importanti investimenti in tecnologia.
Banca d’Italia cita anche stime di mercato che indicano che "gli investimenti in innovazione finanziaria, per la maggior parte riconducibili alle aziende tecnologiche di grandi dimensioni e alle start-up, sono aumentati a livello globale di sei volte negli ultimi cinque anni; hanno superato i 100 miliardi di dollari nel 2018, un terzo dei quali in Europa". Nel settore bancario italiano però questa tipologia di investimenti resta ancora limitata.
Le banche italiane tuttavia stanno cercando di reagire "ampliando l’offerta online dei servizi tradizionali, con l’obiettivo di accrescere l’efficienza degli assetti organizzativi e gestionali; quasi tutte permettono di effettuare pagamenti, in molti casi anche di piccola entità, attraverso dispositivi mobili; oltre la metà colloca prodotti di risparmio attraverso canali digitali; è ancora contenuto, pur se in crescita, il numero degli intermediari che offrono finanziamenti attraverso portali".
Il richiamo di Banca d’Italia è chiaro:"Il ritardo nella risposta alle sfide poste dall’utilizzo delle tecnologie più complesse rischia però di determinare una progressiva erosione delle quote di mercato."
Le stime dell’Istituto di Vigilanza indicano che "la metà delle banche non ha ancora avviato, né sta pianificando, sperimentazioni in questo campo, ad esempio nell’impiego di nuovi strumenti per la valutazione del merito di credito. Le risorse dedicate a questi progetti sono relativamente contenute e concentrate presso gli intermediari più grandi."
Il suggerimento è quindi quello di un maggior "uso della tecnologia per offrire servizi personalizzati e con maggiore valore aggiunto" che "può produrre benefici tangibili in termini di riduzione dei costi, ampliamento dell’offerta, miglioramento della redditività".
La redazione di FinancialInnovation.it